BLOG REALIZZATO IN PARALLELO AL CORSO DI STORIA DELLA TECNOLOGIA DEL POLITECNICO DI TORINO (PROF. VITTORIO MARCHIS)

mercoledì 13 giugno 2012

Storiografia:


La miniatura bizantina

Fu la scuola bizantina a sviluppare nuove convenzioni artistiche creando un taglio netto con la tradizione precedente. Nei primi esempi di opere di questo periodo continuano a persistere dei tratti classici, come testimoniano i frammenti della Genesi di Cotton (MS CottonOttone B. VI) e le migliori miniature del Dioscoride di Vienna (codice di Anicia Giuliana, Osterreichische Nationalbibliothek, Gr. 1), dove si registrano gli ultimi, aulici sviluppi del naturalismo ellenistico. Nelle miniature nei manoscritti del tardo Impero bizantino, copiate da esempi precedenti, la riproduzione dei modelli restò fedele all'originale.
Rosa, illustrazione del Dioscoride di Vienna
Con i vincoli imposti dall'influenza ecclesiastica, l'arte bizantina divenne sempre più stereotipata e convenzionale. Il colore usato per dipingere la carnagione si spostò verso tinte più scure, mostrando persone emaciate e irrigidendo i movimenti. Venne fatto un largo uso di tinte marrone, grigio-blu e altre tinte neutre. Troviamo per la prima volta la colorazione della pelle che, in seguito, divenne pratica comune per i miniaturisti italiani cioè lo stendere il colore dell'incarnato su di uno strato verde oliva o comunque scuro. Gli sfondi furono trattati in maniera sempre più convenzionale iniziando quella rimarchevole tradizione di assenza di rappresentazione della natura dal vero che contraddistingue la miniatura medievale.
Sempre in ambito bizantino compaiono sfondi d'oro che, gradualmente, saranno introdotti anche nei manoscritti occidentali.









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